Una nuova vita all’estero

                                                

Non solo più i giovani, anche i pensionati hanno iniziato a emigrare attratti dalla prospettiva di migliori condizioni di vita

“A volte i miei familiari dicono che sono stata imprudente, che se mi dovesse succedere qualcosa qui sarei da sola. Io rispondo che a pochi chilometri da casa mia, ad Almeria, c’è uno degli ospedali migliori della Spagna. Ormai vivo qui da tre anni e non mi sono mai sentita sola. L’unica cosa difficile è stata imparare a usare Skype per chiamare casa”. Chissà quante volte avremo sentito frasi del genere pronunciate dai tanti ragazzi italiani che scelgono di trasferirsi all’estero per studio o lavoro. L’ansia dei parenti da una par te, la voglia di farcela da soli dall’altra. Nulla di strano, quindi, se non fosse che in questo caso a parlare è la signora Antonella – 71 anni, ex-insegnante -, che raggiunta la pensione ha deciso di lasciare il proprio paese in provincia di Modena per trasferirsi nel sud della Spagna. Come lei sono centinaia i pensionati italiani che ogni anno salutano amici e affetti per emigrare all’estero. Un fenomeno in crescita quello dei pensionati in fuga, che potrebbe far sorridere qualcuno ma dietro il quale si cela una realtà che ha ben poco di ironico. Nonostante la sua giovialità, infatti, Antonella non ha problemi a chiarire che non è andata all’estero “perché voleva trascorrere una lunga vacanza al caldo”; ci è andata perché, potendo contare solo sulla sua pensione dopo la morte del marito, aveva difficoltà ad arrivare a fine mese. “Non voglio fare la bella vita, ma una vita dignitosa. Non voglio essere costretta a chiedere una mano a figli e nipoti”. Sono infatti motivazioni prevalentemente economiche quelle che spingono gli over  65 a prendere la via dell’espatrio, attratti da una tassazione più favorevole, un costo della vita inferiore, ma anche da città meno caotiche e più sicure; in definitiva, da un miglior tenore di vita. I dati più aggiornati di cui disponiamo per descrivere il fenomeno sono quelli del Rapporto Italiani nel mondo 2017 stilato dalla Fondazione Migrantes, in base al quale gli over 65 residenti all’estero sono 1.012.000, il 20,2% del totale, un numero peraltro in costante aumento (nel 2016 erano 971.000).

Il Portogallo e la Spagna, in partitolare le Isole Canarie, sono i paesi con il maggior numero di pensionati italiani, ma sono in forte crescita anche paesi dell’est Europa come Albania, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Si tratta di stati con cui l’Italia ha stipulato una convenzione contro le doppie imposizioni, in virtù della quale il reddito da lavoro o la pensione del cittadino italiano che si trasferisce all’estero è sottoposto alla sola tassazione del paese di destinazione. Inoltre, in questi paesi vi sono leggi che prevedono una bassa o nulla imposizione fiscale per i pensionati esteri. Parliamo innanzitutto del Portogallo, in cui i cittadini stranieri non pagano tasse sulla pensione per i primi 10 anni di residenza. Da marzo 2020 non è più cosi , i nuovi pensionati che vi si trasferiscono viene applicata una tassazione del 10%

 “A spingerli a lasciare l’Italia è il timore di non

riuscire a vivere dignitosamente con la pensione”

“In genere, le esenzioni dal fisco valgono solo per i pensionati Inps, che in questo modo possono beneficiare di una pensione lorda – chiarisce Alessandro Castagna, editore del magazine Voglio Vivere Così – Gli ex-dipendenti pubblici (Ex INPDAP )     non possono accedere a questo tipo di sgravi. Per loro l’unico vantaggio sul piano monetario è dato dal maggiore potere d’acquisto dovuto ai prezzi più bassi”.

“Il miglioramento della qualità di vita passa anche da fattori come il clima, il livello delle strutture sanitarie e la tranquillità sociale”

Una decisione, quella di espatriare, che riguarda soprattutto il ceto medio. I dati dell’Aire (l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) ci dicono che nella maggior parte dei casi si tratta di ex- liberi professionisti (soprattutto commercianti). Sono questi ultimi infatti a poter ottenere i maggiori vantaggi da una scelta del genere, laddove per i redditi più alti il beneficio è meno tangibile e per quelli più bassi si tratta spesso di un’ipotesi impraticabile. Anche nei casi più favorevoli il trasferimento all’estero richiede infatti un investimento iniziale (si pensi al viaggio, all’alloggio, al trasloco e in alcuni casi all’iscrizione nei servizi assistenziali), oltre ad un livello di scolarità medio-alta per orientarsi al meglio in una nuova realtà sociale.

“Non è solo un discorso economico. Il miglioramento della qualità di vita passa anche da fattori non monetizzabili”. A parlare in questo caso è Carmine Iampietro, meccanico in pensione, che ha lasciato la sua Novara per trasferirsi a Durazzo, dove ha fondato l’Associazione Pensionati Italiani in Albania. “Penso ad esempio al clima, che qui è mite anche in inverno e poco umido – continua Carmine -, alla presenza del mare, che aiuta a far passare il tempo, alla tranquillità sociale. Contrariamente a quanto si pensa in Italia, in Albania il livello di microcriminalità è molto basso e a Durazzo i servizi pubblici, come la raccolta dei rifiuti, funzionano molto bene. Qui ho ritrovato la serenità e mi sento a casa”. E’ entusiasta della sua scelta Carmine e la difende a spada tratta: “ Tornando indietro lo rifarei. Mi sento amareggiato però dal fatto che qualcuno in Italia ci considera alla stregua degli evasori fiscali. Io ho versato i contributi per 48 anni e ho diritto alla mia pensione. Non sto rubando niente a nessuno e sono libero di trasferirmi dove mi pare. D’altronde non è colpa mia se lo stato italiano non mi permette di avere una vita dignitosa”.

Anche Alessandro interviene sulla questione: “ i costi di questo fenomeno per lo stato sono sovrastimati dall’opinione pubblica. E’sicuramente vero che l’emigrazione dei pensionati comporta una perdita di gettito per le    casse statali, ma non bisogna dimenticare che queste persone non pesano più sul sistema sanitario nazionale né sugli altri servizi pubblici. Il risparmio nella spesa assistenziale in parte compensa i minori  introiti”. Che vivano in Spagna, Albania o in altre mete più esotiche, tutti

concordano su una cosa: la vita da fuori sede è migliore, ma i nipotini non li sostituisce nessuno. “Quella è una cosa dell’ Italia che mi mancherà sempre” dice Carmine, e un po’ di malinconia cala nel suo appartamento che si affaccia sul mare  d i D u r a z z o  .

 

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